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Il Ministro degli Esteri e degli Espatriati, Walid al-Moallem, lunedi ha pronunciato un discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
“La Siria sottolinea che evacuare la regione da tutte le armi di distruzione di massa è irrealizzabile senza costringere Israele, l’unica potenza nucleare della regione, ad aderire al Trattato Nucleare di Non Proliferazione, e ponendo i suoi impianti nucleari sotto il controllo dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA)”.
“Quello che sta accadendo nel mio paese non deve farci perdere la bussola fondamentale che è la Palestina e le alture del Golan. Pertanto la Repubblica Araba di Siria conferma la sua adesione al legittimo diritto naturale di ripristinare nella sua completa integrità il Golan siriano occupato, per tornare alla linea del 6 Giugno 1967, come pure il rifiuto di tutte le misure adottate da Israele, la potenza occupante, atte a modificare la natura, gli aspetti geografici e demografici, in chiara violazione delle pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle NU, in particolare la Risoluzione n. 497 del 1981”.
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Di seguito il testo integrale del discorso di al-Moallem.
Signor Presidente della 67a sessione dell’Assemblea Generale, Vuk Jeremic , Eccellenze, Signore e Signori,
Vorrei congratularmi con voi e il vostro paese amico, la Repubblica di Serbia, per la vostra elezione a Presidente dell’Assemblea Generale nella sessione corrente e vi auguro successo nello svolgimento del vostro lavoro in modo che riporti la presidenza dell’Assemblea Generale al suo importante ruolo neutrale nell’adempimento dei suoi doveri, lontano da qualsiasi programma politico, nazionale o internazionale, che violi le norme del diritto internazionale e gli sforzi che contraddicono il raggiungimento della sicurezza e della stabilità nel mondo. Auguriamo successo anche al Segretario Generale delle Nazioni Unite nello svolgimento delle sue funzioni per migliorare gli scopi ed i principi sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite.
Signor Presidente, Signore e Signori, Il nostro mondo contemporaneo deve affrontare molti eventi che stanno influenzando i suoi stati; eventi che continuano a gettare la loro ombra sulla scena internazionale. Molti paesi si trovano ad affrontare crisi politiche, economiche e finanziarie che superano la capacità degli Stati di far fronte alle loro conseguenze individualmente. Mentre i popoli del mondo aspettano di vedere l’efficacia degli sforzi internazionali coordinati per superare tali crisi, la realtà indica, invece, l’incremento di egemonia e di dominio sulle sorti delle nazioni e dei popoli, in un modo che contraddice i principi e le finalità sancita dal Carta delle Nazioni Unite e le norme del diritto internazionale. Invece di cercare di contribuire alla risoluzione delle controversie regionali e internazionali con mezzi pacifici, alcuni noti paesi continuano a perseguire nuove politiche coloniali basate sull’ipocrisia politica nei rapporti con tali crisi, e con il pretesto dell’intervento umanitario questi paesi interferiscono negli affari interni degli Stati, e impongono sanzioni economiche unilaterali che non hanno alcun fondamento morale e giuridico, e con il pretesto di concetti come “responsabilità di proteggere”, vengono suonati i tamburi di guerra, mentre sedizione e disordini vengono diffuse per danneggiare la struttura delle società nazionali.
Forse, peggio di tutti, è il fatto di vedere che alcuni membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, i quali sono coloro che hanno scatenato le guerre con il pretesto della lotta al terrorismo, adesso supportano il terrorismo nel mio paese, senza alcun riguardo per le risoluzioni delle Nazioni Unite che hanno stabilito norme e meccanismi per gli sforzi concertati internazionali per combattere questa piaga della polarizzazione politica e della doppia morale.
Per più di un anno, il mio paese ha dovuto far fronte terrorismo organizzato, che ha colpito i nostri cittadini, le nostre risorse umane e scientifiche, gli istituti nazionali, e anche molto siti di interesse storico e archeologico della Siria, attraverso attentati terroristici, assassinii e massacri, saccheggi e attività di sabotaggio ai danni dei cittadini inorriditi in molte parti della Siria.
L’ultimo esempio di questi bombardamenti terroristici ha avuto luogo di recente a Damasco il 26/9/2012. Un gruppo terrorista, denominatosi “al-Jabhat Nosrah”, una delle ramificazioni di al-Qaeda, si è assunto la responsabilità di questo attentato.
E non è una sorpresa che il Consiglio di Sicurezza non sia riuscito a condannare questo o altri attentati terroristici: perché sono alcuni dei suoi membri che sostengono tali atti. Questo terrorismo, che è supportato esternamente, è accompagnato da provocazioni dei media senza precedenti, con lo scopo di accendere l’estremismo religioso promosso da noti Stati della regione, per facilitare il flusso di armi, denaro e combattenti attraverso le frontiere di alcuni paesi limitrofi.
Questi stati, o chiudono un occhio sulle attività dei gruppi terroristici che attraversano le frontiere, o forniscono materiale e supporto logistico nel loro territorio ad organizzazioni terroristiche armate. Questi fatti mi fanno dubitare che il consenso internazionale da parte degli Stati per combattere il terrorismo sia serio, o non sia invece solo inchiostro su carta. In quale contesto si può classificare la richiesta esplicita degli Stati Uniti ai gruppi armati terroristici di non cedere le armi, come risposta ai decreti di amnistia e alle decisioni emanate dalla leadership siriana? Ci chiediamo fino a che punto le dichiarazioni del Qatar, Arabia Saudita, Turchia, Stati Uniti e Francia, che chiaramente inducono e sostengono il terrorismo in Siria con denaro, armi e combattenti stranieri, sono in linea con le responsabilità internazionali di questi paesi nella lotta alterrorismo.
Una delle ironie che abbiamo di fronte è rappresentata dall’incoraggiare gli estremisti all’interno, o dei paesi all’esterno della nostra regione ad andare ai confini della Siria ed entrare nel paese per compiere atti terroristici sotto il nome di “jihad”, in collaborazione con i terroristi del all’interno: e questo è un dato di fatto confermato da relazioni degli osservatori internazionali e arabi. Fino ad oggi, come risultato di questo terrorismo, la Siria ha perso migliaia di martiri, militari e civili, come prezzo del suo tentativo di difendere l’integrità dello Stato siriano e dei suoi cittadini di fronte a questa campagna terroristica globale.
Signor Presidente, il governo siriano ha abbracciato l’iniziativa di convocare il dialogo sin da quando gli eventi che hanno avuto inizio, senza che tale chiamata abbia trovato alcuna risposta positiva da parte della maggior parte dell’opposizione. Inoltre, il mio governo ha reagito positivamente nel corso della crisi ad ogni iniziativa sincera che intendesse contribuire a trovare una soluzione pacifica basata sul dialogo nazionale tra siriani, respingendo manipolazioni esterne, e insiste nel voler preservare il sangue dei siriani e l’unità della Siria e del suo futuro.
Sulla base di questa posizione di principio, e nonostante la convinzione della leadership siriana che non ci siano intenzioni sincere da parte di alcuni soggetti regionali e internazionali (i quali premono per l’escalation della crisi siriana, alimentando e accrescendo la vergogna, ostacolando tutti i tentativi di dialogo e insistendo sulla creazione di uno stato di instabilità per garantire l’esigenza di ingerenze straniere), la Siria ha collaborato con la missione degi osservatori arabi, e con le successive iniziative internazionali legate al lavoro delle Nazioni Unite dell’inviato speciale Kofi Annan.
La Siria, per ragioni di principio, ha accolto la Missione di supervisione delle Nazioni Unite in Siria (UNSMIS), la quale è stata dotata di tutte le strutture che le permettessero di implementare tale missione in un tempo record senza precedenti. La leadership siriana, inoltre, ha annunciato il suo pieno impegno per l’attuazione del piano di sei punti presentato da Kofi Annan, ed ha iniziato a mettere in pratica le sue disposizioni.
Essa, inoltre, ha accolto con favore il comunicato di Ginevra, il quale ha sottolineato la necessità dell’attuazione di queste disposizioni; ma il comportamento dei gruppi armati, che cercavano di sfruttare l’impegno del governo siriano al progetto e al comunicato di Ginevra per raggiungere risultati sul terreno ed espandere la superficie della loro presenza, oltre alle dichiarazioni rilasciate da alcuni paesi occidentali e arabi, ha chiarito chi siano gli attori e gli stati che lavorano per contrastare tutte queste iniziative.
La Siria ha accolto con favore la nomina del Signor Lakhdar Brahimi, quale rappresentante speciale del Segretario Generale Kofi Annan, affinchè abbia successo, ed ha sottolineato la sua volontà a voler cooperare pienamente con lui sui principi concordati dalla comunità internazionale, in particolare il “piano in sei punti”.
Vorrei dirvi che il successo di qualsiasi sforzo internazionale richiede, oltre all’impegno del governo siriano, l’impegno degli altri Stati che attualmente sostengono i gruppi armate nel mio paese, in particolare Turchia, Arabia Saudita, Qatar, Libia e altri…, a smettere di armare, finanziare, formare e dar asilo ai gruppi armati terroristici, per favorire invece il dialogo, rinunciando alla violenza.
Abbiamo ascoltato le dichiarazioni fatte da questo medesimo podio, come da altri luoghi: alcune dichiarazioni, fatte da coloro che ignorano i fatti, o forse li vogliono ignorare, o anche da coloro che sono complici nel voler aggravare la situazione, invitano il Presidente della Repubblica Araba di Siria a dimettersi . Questa è una palese interferenza negli affari interni della Siria, all’unità del suo popolo e alla sua Sovranità.
Il popolo siriano è l’unico autorizzato a scegliere il proprio futuro e la forma del proprio Stato, il quale accoglie ogni gruppo e comunità relativa allo spirito e conformazione del popolo siriano, compresi coloro che sono stati ingannati ed hanno scelto la strada sbagliata. È il popolo siriano che sceglie la propria leadership, attraverso il voto, che rappresenta il metodo più importante di democrazia e d’espressione.
Se alcuni paesi, che interferiscono negli affari interni della Siria, sono orgogliosi della propria democrazia e della libertà decisionale del proprio popolo, allora, è preferibile che sia questo popolo a scegliere la propria leadership attraverso le elezioni, il cui svolgimento è definito dalla nuova Costituzione e dalle leggi in materia, e poi le urne avranno l’ultima parola.
Io dico a quei paesi illusi e invito l’opposizione nazionale a lavorare insieme per fermare lo spargimento di sangue siriano, per sedersi al tavolo del dialogo e partecipare alla realizzazione del presente e del futuro della Siria. Non scommettiamo su una parte o su ina fazione, eccetto che sul popolo siriano, che è determinato in tutte le sue componenti a respingere ogni forma di ingerenza straniera negli affari interni, per sconfiggere i sostenitori del progetto settario, l’estremismo e il terrorismo , perché nel mio paese il legame è molto forte tra le politiche statali e le aspirazioni del popolo.
Signor Presidente, questi eventi in Siria hanno portato alle crescenti esigenze umanitarie in diversi settori chiave nelle zone colpite dal terrorismo dei gruppi Takfiri, che hanno portato al peggioramento delle condizioni di vita dei cittadini siriani ivi residenti. Mentre il mio governo stá lavorando duramente, per soddisfare i bisogni fondamentali dei cittadini che sono stati costretti dalla violenza dei gruppi armati a fuggire dalle loro case, alcuni hanno cercato di orchestrare una “crisi dei profughi”, attraverso l’istigazione dei gruppi armati per intimidire i civili siriani nelle zone di frontiera, costringendoli a fuggire nei paesi vicini. Essi sono stati ospitati in campi di addestramento militare, che in quale assomigliano a luoghi di detenzione, in regioni aride e aspre, e la loro condizione è stata sfruttata per ottenere aiuti economici erogati per obiettivi che non hanno alcuna pertinenza rispetto agli obiettivi umanitari. Faccio appello, da questo medesimo podio, a quei cittadini siriani a tornare alle loro città e villaggi, dove lo Stato garantirà che essi e le loro vite preziose siano protetti, lontano dalle condizioni disumane che soffrono in questi campi.
A questo punto vorrei fare una domanda legittima, circa la credibilità che possono avere coloro che pretendono di voler fornire assistenza umanitaria in risposta alle esigenze dei siriani, confrontando la coerenza di tali domande con la politica di inasprimento delle sanzioni economiche che gravemente incidono sulla vita e sulle condizioni dei cittadini siriani. Come si può imporre sanzioni alle banche, al settore sanitario e dei trasporti, ed essere coerenti con la cura del miglior interesse dei siriani? Mi chiedo anche se le legittime richieste dei nostri cittadini, a cui la leadership siriana ha risposto in modo trasparente e sinceramente, possano giustificare il loro uso come una scusa per continuare a fornire tutte le forme di sostegno militare, finanziario e dei media, a quelle persone che uccidono innocenti in Siria, tra cui giornalisti, medici, professori universitari e persino dignitari religiosi? O è l’interpretazione pratica del concetto di “caos creativo”, che serve solo agli interessi espansionistici di Israele?
Signor Presidente, quello che sta accadendo nel mio paese non deve farci perdere la bussola fondamentale che è la Palestina e le alture del Golan. Pertanto la Repubblica Araba di Siria conferma la sua adesione al legittimo diritto naturale di ripristinare nella sua completa integrità il Golan siriano occupato, per tornare alla linea del 6 Giugno 1967, come pure il rifiuto di tutte le misure adottate da Israele, la potenza occupante, atte a modificare la natura, gli aspetti geografici e demografici, in chiara violazione delle pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle NU, in particolare la Risoluzione n. 497 del 1981.
La Siria rinnova il suo sostegno per la legittimità del riconoscimento da parte della comunità internazionale di uno Stato libero e indipendente palestinese nei territori palestinesi occupati nel 1967.
Il fallimento degli sforzi per raggiungere una pace giusta e globale in Medio Oriente, sulla base delle condizioni internazionali di riferimento adottate dalla comunità internazionale, come base per la pace tra palestinesi e israeliani, è dovuta, come tutti sanno, alle posizioni e alle azioni unilaterali di Israele, in particolare l’insistenza di Israele di continuare nella sua politica di insediamento e di evasione delle richieste di pace.
Signor Presidente, il mio paese rinnova l’appello alla comunità internazionale a lavorare per liberare il Medio Oriente da tutti gli armamenti di distruzione di massa, e ricordiamo in questo contesto l’iniziativa presentata dalla Siria durante la sua adesione al Consiglio di Sicurezza alla fine del 2003, con l’invito al Consiglio ad adottarla.
La Siria sottolinea che evacuare la regione da tutte le armi di distruzione di massa è irrealizzabile senza costringere Israele, l’unica potenza nucleare della regione, ad aderire al Trattato Nucleare di Non Proliferazione, e ponendo i suoi impianti nucleari sotto il controllo dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA). Allo stesso tempo vogliamo sottolineare ciò che è previsto nel Trattato Nucleare di Non Proliferazione, luce di tutti gli Stati per acquisire tecnologia nucleare per scopi esclusivamente pacifici.
Signor Presidente, l’insistenza degli Stati Uniti, dei paesi dell’Unione Europea ed altri, ad adottare misure economiche unilaterali in contrasto con le norme del diritto internazionale e dei principi del libero scambio, pone degli interrogativi riguardo la legittimità e la moralità di tali pratiche. Sulla base di tutto ciò, chiediamo la revoca dell’embargo imposto a Cuba dagli Stati Uniti per decenni. Noi rinnoviamo anche il nostro appello per rimuovere e interrompere tutte le misure coercitive unilaterali imposte ai popoli di altri paesi, quali il Venezuela, la Bielorussia, l’Iran, la Siria e la Corea del Nord.
Signor Presidente, la nostra aspirazione a realizzare una riforma positiva delle organizzazioni internazionali nasce dal nostro desiderio di trovare un mondo basato sulla giustizia, la sicurezza e la prosperità per tutti i popoli del pianeta, lontano dalle tendenze coloniali di alcuni paesi che cercano di sfruttare le Nazioni Unite per raggiungere i propri interessi, a scapito di altri paesi. Tutti noi speriamo che le Nazioni Unite possano condurre la gente di tutto il mondo verso un futuro migliore, che soddisfi le loro aspirazioni nell’autosufficienza, nella convivenza, nello sviluppo e alimentari, lontano da ogni forma di tensione, scontri e guerre, ai sensi di quanto stabilito dal principi della Carta delle Nazioni Unite e dalle sue finalità, cercando di preservare la Sovranità degli Stati e l’uguaglianza tra loro in materia di diritti e di doveri.
Grazie signor Presidente.
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Traduzione in lingua italiana
a cura di FFP da SANA per SyrianFreePress.net Network
presso: http://syrianfreepress.wordpress.com/2012/10/02/…
TerraSantaLibera.org – 3 ottobre 2012
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