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Nell’avvicinarsi del Giorno della Memoria, sentiamo l’obbligo morale di fare memoria di una scoperta di enorme importanza nella scienza genetica, di cui pare essersi alquanto persa la memoria. Fu, nientemeno, la conferma della teoria di Lamarck, la prova della ereditarietà dei caratteri acquisiti. Jean Baptiste Lamarck (1744-1829) tagliò le code a generazioni di topini, convinto che alla fine sarebbe nato un topo-discendente privo di coda. La cosa non avvenne mai, e la sua teoria cadde in discredito.
Invece – come scrisse il Guardian il 21 agosto 2015 – un gruppo di ricerca del Mount Sinai Hospital di New York (la più lussuosa clinica ebraica), capeggiato dalla dottoressa Rachel Yehuda, ha vendicato Lamark. Esso gruppo s’è dedicato allo studio genetico di “32 uomini e donne ebraici che erano stati internati in un campo di concentramento nazista, hanno assistito o subito torture, o hanno dovute nascondersi durante la seconda guerra mondiale”. Gli studiosi hanno analizzato poi i geni dei loro figli e nipoti, notoriamente soggetti ad accresciuto disordine da stress, confrontandoli con famiglie ebraiche che non avevano vissuto in Europa durante il Terzo Reich. Ebbene: hanno trovato una modifica della “metilazione della citosina” che i Sopravvissuti alla Shoah avevano trasmesso ai figli.”Questi cambiamenti dei geni nei figli possono essere dovuti soltanto all’esposizione dei genitori all’Olocausto”… … … Continue reading