Escalation in Libia

Escalation in Libia

Dmitrij Sedov Strategic Culture 24.03.2011

Traduzione di Alessandro Lattanzio – Aurora03.da.ru

Doveva essere una sorpresa a livello mondiale che la NATO fosse pronta a prendere parte alla nuova guerra dell’occidente, “per portare il nostro contributo, se necessario, in modo chiaramente definito, all’ampio sforzo internazionale per proteggere la popolazione della Libia dalla violenza del regime di Gheddafi”, così il segretario generale dell’Alleanza, Anders Fogh Rasmussen, ha spiegato gli obiettivi della missione. Solo un paio di giorni fa non sarebbe stato lì, ma, si sa, le voci a favore di una risposta risoluta si sentono da ogni dove, e Bruxelles è costretta a soddisfare la domanda. Per esempio, presidente dell’Istituto del Medio Oriente Evgeni Satanovski, pur ammettendo che gli sviluppi in Libia sono meglio descrivibili come un ammutinamento e che l’Europa si lascia trascinare in un grave conflitto armato senza esito prevedibile, ancora dice che la NATO, come unica organizzazione che ha il potenziale necessario, dovrà intraprendere una missione terrestre in Libia. Javier Solana, l’Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza comune dell’Unione europea, sotto la cui presidenza la NATO ha bombardato la Jugoslavia nel 1999, anche espresso il parere – una visione privata, ovviamente – che la NATO dovrebbe condurre la campagna in Libia.
Al mondo viene offerto l’acquisto della storia che i paesi che hanno recentemente iniziato a martellare la Libia, sono guidati soltanto dal loro entusiasmo, senza piani di vasta portata per il coinvolgimento della NATO o dati d’intelligence forniti dalla NATO sulle forze di Gheddafi, le loro posizioni e armi. In generale, una campagna di tali proporzioni – ma senza alcun coordinamento tra i paesi a lungo integrati nella pianificazione militare e in altre attività della NATO, e con i missili da crociera che colpiscono bersagli arbitrariamente scelti – è un fenomeno improbabile. Piuttosto, a pochi giorni da oggi ci troveremo a guardare uno spettacolo con una trama incentrata sull’alleanza che non aveva alcuna intenzione di intervenire, ma semplicemente ha dovuto per la combinazione delle tragiche circostanze. Doveva essere – e sicuramente è stato – chiaro fin dall’inizio che i raid aerei lanciati “individualmente” potranno tutt’al più fermare l’assalto di Gheddafi e mutare il conflitto in Libia nella modalità congelata. State tranquilli, l’invasione NATO del Libia era stata programmata prima che le cose cominciassero ad accadere, e siamo in procinto di vedere il piano materializzarsi. Naturalmente, gli anglo-sassoni cercano sempre di rendere gli altri la spalla su cui porre la maggior parte del carico, ma questa volta, i recenti colloqui di D. Cameron in Arabia Saudita, hanno mostrato che la strategia, di tanto in tanto, fa cilecca, mentre il re saudita Abdulaziz ha bruscamente rifiutato l’invito del partner britannico di andare all’inferno.
D. Cameron è profondamente interessato alla guerra in Libia. Ottenere un pezzo di torta petrolifera della Libia, occupa una linea importante nell’agenda della Gran Bretagna, inoltre il parlamento – in assenza di una seria iniziativa militare – minaccia di tagliare il bilancio della Royal Air Force. Di fronte alle domande del Parlamento sulla necessità di mantenere il parco velivoli militari del paese al livello attuale, Cameron citerà la rischiosa campagna anti-Gheddafi come giustificazione, ed è pronto a trascinare il suo paese in una guerra per dimostrare il suo punto di vista. Il problema è che ora che gli sforzi per scaricare il lavoro sugli altri sono falliti, la Gran Bretagna dovrà assumere un ruolo effettivo nella lotta. Le forze britanniche hanno la reputazione di agire in linea con il principio “Non c’è nessuna forza nei numeri“, e probabilmente il contributo britannico alle forze ribelli in Libia, sarà inizialmente limitata a un battaglione o giù di lì, ma anche così varrebbe senza dubbio la pena prenderla in considerazione.
Ciò che conta davvero è che al momento, con tutti i soldati stranieri su suolo della Libia, l’aggressione contro il paese diventerà un processo irreversibile e l’escalation imminente indurrà un numero crescente di paesi a parteciparvi. Allora, i sostenitori della “pace e democrazia” anglo-sassoni e francesi pagheranno a caro prezzo la campagna in Nord Africa.

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La ripubblicazione è gradita con riferimento alla rivista on line Strategic Culture Foundation.

Fonte: http://aurorasito.wordpress.com/2011/03/25/escalation-in-libia/

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